martedì 24 gennaio 2012

26.01.2012: mobilitazione contro la violenza sulle donne

messaggio di GIULIA
  (Giornaliste Unite Libere Autonome)
Care colleghe

Il 26 gennaio gli amici e le amiche di Stefania Noce, la studentessa di Lettere uccisa dall’ex fidanzato il 27 dicembre, e Se non Ora Quando Catania organizzano una giornata in suo ricordo con un’assemblea all’Auditorium della Facoltà di Lettere, una fiaccolata cittadina che sarà aperta dal papà di Stefania e un sit in in piazza Università in cui verrà data lettura dei nomi di tutte le donne uccise nel 2011.

In moltissime città, a partire da Roma e Milano, Se Non Ora Quando chiama alla mobilitazione contro la violenza sulle donne e in ricordo di Stefania Noce.
GIULIA, ha deciso di aderire alle manifestazioni e invita le colleghe a parteciparvi e ad attivarsi affinché i mezzi di comunicazione ne diano adeguata informazione.

Nel 2011 in Italia sono state 127 le donne uccise da fidanzati, mariti , partner... una ogni tre giorni. 
Il femmicidio è in Italia la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni. Eppure è trattato come un delitto di scarsa pericolosità sociale, quasi un elemento fisiologico e inevitabile nei rapporti umani. Anche dall’informazione, purtroppo, che mostra un’attenzione non adeguata ai crimini contro le donne e al femmicidio nel suo complesso. Nel riferirne, giornali, radio e telegiornali, siti on line, fanno inoltre puntualmente ricorso a categorie come “delitto passionale”, “raptus di follia”, “non sopportava di essere lasciato” che banalizzano le responsabilità di chi uccide o abusa di una donna.

“Gelosia”, “passione”, “amore” diventano facile movente e persino attenuante nella considerazione e condanna sociale. Per questo l’informazione ha grande responsabilità nel far crescere la consapevolezza su un fenomeno criminale che colpisce le donne in quanto donne, per mano di chi non ne sopporta la libertà e si sente padrone della vita delle donne.

Non si agisce per raptus o peggio per amore: il movente è criminale, non passionale.
Sentiamo come GIULIA il bisogno che su questo si apra una riflessione nelle redazioni tra i colleghi e le colleghe, da cui non siano esenti direttori e direttrici. Affinché l’informazione cambi il modo di raccontare questi delitti senza veicolare ulteriormente stereotipi dannosi. Per questo, alla nostra ultima riunione (di cui avrete presto il report) abbiamo deciso di rivolgere su questo tema alle giornaliste e ai giornalisti una lettera aperta cui vi chiederemo di dare massima diffusione.

Ecco di seguito alcuni appuntamenti:

Catania ore 16.30 Auditorium Facoltà di Lettere (piazza Dante), a seguire fiaccolata e sit in in piazza Università
Roma: ore 19 piazza Santi Apostoli
Milano: ore 18.30 piazza Mercanti
Firenze: ore 19.30 piazza Signoria
Napoli: ore 18 via Roma ingresso Galleria Umberto I
Torino: ore 18 piazza Castello



Spesso troviamo termini diversi: Femmicidio, Femminicidio, Femicidio. Vi inoltro la parte del Rapporto Ombra al Cedaw sulla definizione del fenomeno. Un caro saluto, Alessandra Mancuso

 F.19.1 DEFINIZIONE DI FEMMICIDIO E FEMMINICIDIO
Sempre più sociologhe, criminologhe e antropologhe, stanno adottando il neologismo “femminicidio” (feminicide) come categoria di analisi per indicare ogni forma di discriminazione e di violenza (sia fisica, psicologica, economica, culturale, politica, normativa, istituzionale) commessa ai danni di una donna in quanto tale, per nominare la lesività di questi atti e significare l’annientamento della donna nella sua sfera di integrità psicofisica e di libertà di autodeterminazione o come limitazione della sua soggettività politica e della sua partecipazione pubblica; dunque femminicidio non solo riferito alle uccisioni delle donne in quanto donne ma riferita a qualsiasi violenza loro inferta per il genere di appartenenza.
In Italia è stato adottato il termine Femmicidio (femicide) facendo riferimento alla categoria di analisi proposta da Diana Russell nel 1992, nel libro Femicide: The Politics of woman killing, che “nomina” la causa principale degli omicidi nei confronti delle donne: una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna «in quanto donna». “Il concetto di femmicidio si estende aldilà della definizione giuridica di assassinio ed include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l'esito/la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine.”
In Italia viene utilizzato anche il termine Femminicidio (feminicidio), nel senso sopra indicato, per indicare la matrice comune di ogni forma di violenza di genere, che annulla la donna non solo nella sua dimensione fisica, ma anche in quella psicologica e sociale. Il riferimento è la definizione di femminicidio fornita da Marcela Lagarde, inteso come «La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine - maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale- che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia».

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