martedì 18 febbraio 2014

La protesta in Thailandia

Ormai sono molti i popoli nel mondo che vedono calpestati i loro diritti umani da governi che non vogliono, e la gran parte di questi è insorta chiedendo con forza che sia rispettata la dignità delle persone, la libertà di espressione, il diritto alla propria cultura, il diritto a vivere una vita senza dittatura, senza repressione, una vita tranquilla con un lavoro e una famiglia, con la sicurezza per il benessere proprio e del Paese...
E' sulle ultime storie dei popoli vs governi che ho deciso di postare in questi giorni. Non andrò a ritroso nel tempo perché lo scopo è quello di evidenziare quanto le proteste - nel "post-globalizzazione" - accomunano un popolo all'altro. Mentre invece la storia di ogni Paese è a se (...)

articolo pubblicto su internazionale.it

Cosa succede in Thailandia

Due manifestanti antigovernativi a Bangkok, in Thailandia, il 1 febbraio 2014. (Nicolas Asfouri, Afp)
Il 2 febbraio in Thailandia ci sono state le elezioni legislative. Nella maggior parte del paese le operazioni ai seggi si sono svolte in modo pacifico, anche se in alcuni casi (circa il dieci per cento del totale) gli oppositori del governo hanno ostacolato il voto. Ma molti dubitano che queste elezioni riescano a porre fine alla crisi politica che da mesi colpisce la seconda economia del Sudest asiatico.

“Il voto invece ha aperto una nuova fase di incertezza, per il boicottaggio dell’opposizione e il caos ai seggi”, scrive il quotidiano britannico Financial Times. “I risultati saranno disponibili tra settimane, visto che nelle circoscrizioni dove non si è potuto votare ieri le elezioni dovranno essere ripetute. E anche allora il fatto che i candidati dell’opposizione non si siano registrati nelle circoscrizioni del sud, dove l’appoggio al governo è minore, probabilmente non permetterà la formazione di un nuovo parlamento, perché mancherà il numero legale di deputati”.
E il giornale aggiunge: “Tutti i ricorsi contro la validità del voto probabilmente saranno valutati da tribunali tradizionalmente vicini all’opposizione, che è radicata nella classe dirigente”.
“Questa strategia indebolisce e rende vulnerabile la prima ministra”, si legge su Asia Sentinel. “Mentre lei e il suo partito restano popolari, Yingluck Shinawatra non ha abbastanza influenza sulle forze armate per imporsi, e qualsiasi tentativo di usare i suoi appoggi nella polizia per soffocare le proteste, ricorrendo a un decreto già approvato per le emergenze, potrebbe scatenare la reazione violenta dei militari, e uno stallo”.
Invece il Partito democratico tailandese, boicottando il voto e orchestrando le manifestazioni degli ultimi mesi, “ha rinunciato a sconfiggere il partito di Shinawatra ai seggi. Al contrario, ha fatto di tutto per rendere inutile qualsiasi voto e generare più confusione possibile”.

In piazza. L’opposizione era scesa in piazza nel novembre 2013, quando il governo non era riuscito a far approvare una legge sull’amnistia per i colpevoli di reati politici, come l’ex premier Thaksin Shinawatra, condannato nel 2008 per corruzione. Dopo settimane di proteste per lo più pacifiche la premier, sorella di Thaksin, ha sciolto il governo e indetto il voto anticipato per il 2 febbraio. Il 13 gennaio 2014 le vie principali di Bangkok hanno cominciato a essere bloccate dai manifestanti, che chiedevano le dimissioni dell’esecutivo, l’annullamento delle elezioni e la nomina di un consiglio del popolo.
Per chi ha partecipato alle proteste, Thaksin e il governo hanno corrotto il sistema politico tailandese, mentre l’esecutivo sostiene che l’opposizione abbia rifiutato il voto perché è in minoranza nel paese e non vince un’elezione dal 1992.

AGGIORNAMENTO luglio 2014
La notizia che mi è arrivata da fonte diretta è questa: l'ultimo "colpo di stato" (lo metto tra virgolette perché lo merita in questo caso) in pratica non è un vero e proprio colpo di stato come lo intendiamo noi (o meglio come s'intende generalmente), infatti pare proprio che i militari abbiano preso tutti i politici, si, ma non come prigionieri, poiché li hanno portati in un albergo e ce li hanno "chiusi" dicendo loro che finché non si sarebbero messi d'accordo non sarebbero usciti di li.
Ecco, più che un colpo di stato mi pare una presa di posizione, forte, ma "quando ci vuole ci vuole"!!

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