giovedì 18 maggio 2017

Farmacie multate per la cannabis

Mai successo per altre sostanze!

Si può parlare di cannabis medica in Italia? A quanto pare no, almeno se sei un farmacista.
E’ questa la verità paradossale emersa dalla segnalazione con consecutiva multa di oltre 8mila euro comminata a 6 farmacie che effettuavano, tra le altre cose, preparazioni di farmaci a base di cannabis.
Il motivo è che secondo il ministero della Salute il solo fatto di essere presenti sui motori di ricerca che mostrano le farmacie che effettuano preparazioni a base di cannabis, equivale a violare i dettami dell’art. 84 del DPR 309/90 (la legge che regola gli stupefacenti in ogni aspetto legale e illegale, dalla produzione, vendita, spaccio, sanzioni, ecc…) il quale recita: “La propaganda pubblicitaria di sostanze o preparazioni comprese nelle tabelle previste dall’articolo 14, anche se effettuata in modo indiretto, è vietata”.

Tutto giusto, se non fosse che su internet è possibile trovare decine di siti che offrono lo stesso servizio, segnalando decine di farmacie che ad esempio effettuano preparazioni a base di morfina od oppiacei, senza che nessuna sanzione fosse mai stata comminata in questo senso.



Io non potrei in assoluto parlare di cannabis, anche il solo dire la parola cannabis, in quanto farmacista, secondo il ministero della Salute equivale a fare pubblicità”, ci ha spiegato il dottor Paolo Mantovani, titolare di una farmacia galenica di quelle che sono state raggiunte dalla sanzione.
“Siamo in imbarazzo ed i nostri stessi legali ai quali abbiamo affidato il ricorso, fanno fatica a capire quale sia il capo d’imputazione. Ci dovremo rimettere ad un prefetto e dopo andare da un giudice, spendendo soldi e perdendo tempo, perché un paziente che ha bisogno di queste terapie, attraverso i mezzi informatici, non può sapere quali siano le farmacie che hanno laboratori attrezzati per questo tipo di preparazioni”. 
Poco prima della nostra chiacchierata il dottor Mantovani, insieme al dottor Ternelli ed altri farmacisti coinvolti dal provvedimento, alla fine dell’open day organizzato presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (di cui pubblicheremo a breve un resoconto completo), avevano provato a chiarire la propria posizione con la dottoressa Germana Apuzzo, la direttrice dell’ufficio centrale stupefacenti del ministero della Salute che aveva partecipato al convegno. Ma secondo la dottoressa, come raccontato dal dottor Mantovani, anche il solo essere presenti su dei motori di ricerca, equivale a fare “pubblicità indiretta”.

“Me ne vado con l’amaro in bocca”, ha concluso Mantovani sottolineando che: “Speravo ci potessero essere un dialogo e l’umana comprensione di ciò che stiamo cercando di fare”.

Stessa situazione per il dottor Marco Ternelli, che lavora presso l’omonima farmacia, al quale è stata contestata la presenza su alcuni siti che segnalano farmacie che effettuano preparati a base di cannabis. “Da stamattina”, ci ha spiegato il dottore, “abbiamo messo offline il sito della farmacia. E’ stata una scelta nostra, avremmo anche potuto non farlo perché non siamo stati raggiunti da un ordine restrittivo, però, in forma di protesta, non togliamo solo la cannabis dal nostro sito, togliamo tutto, perché se non possiamo parlare di cannabis, allora vuol dire che non possiamo parlare degli altri farmaci galenici o dei servizi che la farmacia fa”.

10 motivi per sostenere la cannabis terapeutica

#Iosostengolacannabisterapeutica è una campagna di sensibilizzazione sulla cannabis in medicina nata da alcuni pazienti che tra le altre cose chiedono fondi per la ricerca, corsi per i medici, certezze sulla patente e l'estensione delle patologie per le quali è prevista la dispensazione a carico delle regioni, oltre che l'estensione della gratuità a tutte le regioni italiane.
(continua a leggere su CannabisTrapeutica

Per aderire alla campagna clicca QUI

 Le seguenti illustrazioni sono state pubblicate quotidianamente nel gruppo facebook "IoSostengoLaCannabisTerapeutica".
E da oggi il nostro Dottor C vi spiega i tanti motivi del perchè abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti per la campagna di sensibilizzazione per la cannabis terapeutica! Forza Doc...siamo tutt'orecchie!
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA


Il Dottor C proprio zitto non sa stare...e stamattina il secondo meme vi deve dare!!! Le nostre richieste sono chiare, speriamo che ci sia qualcuno che le sappia ascoltare!!! Intanto voi condividete che male non farete!
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Il Dottor C stamattina si sveglia prestino e continua con le sue richieste!!! Zitto non ci sa stare!!! Questo è un argomento da affrontare...perchè tutti dobbiamo guidare!!! Non ci possono fermare!
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Ecco...ecco...è il suo momento!!!
Il Dottor C fa un'altra richiesta e nessuno ormai lo arresta!
E di questa proprio tanto abbiamo bisogno, non vorremmo rimanesse solo un sogno!!!
Suvvia fate girare che la voce di Dottor C si deve far ascoltare!!!
#IOSOTENGOLACANNABISTERAPEUTICA


 Il Dottor C non sta imparato! E sui vaporizzatori tira fuori toni accusatori...non vorrete mica farci svenare per poterlo acquistare??? Se il Vapo medico mi devo comprare, su Stato, cercami di aiutare!!!!
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Stamattina il Dottor C è arrivato un pò lungo ma non manca al suo appuntamento! E oggi la sua richiesta è chiara...più se ne parla e meglio è! Informare e divulagare il giusto messaggio ci aiuterà sempre di più!!! Quindi....
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA sempre e dovunque!


Oggi una cosa importante il Dottor C vi deve ricordare!
I nostri soldi delle tasse, almeno una parte, alla ricerca li vogliamo destinare???
Ce n'è tanto bisogno, non lasciamo che rimanga solo un sogno!
Forza e coraggio, condividete più che potete!!!
Questo messaggio a tutti deve arrivare perchè ognuno di noi può interessare!!!
Non c'è scusa, non c'è polemica...

#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Arriva...arriva...oggi è una giornata particolare ma il Dottor C un motivo lo vuol dare! In Italia le cose le sappiam fare bene, se vogliamo, quindi orsù, produciamo!!!
Che si tratti di resine o concentrati, l'importante che non siano adulterati!!!
Tanto cbd ci può far bene, purchè sia prodotto con arte e sapere!
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Stamattina il Dottor C chiede garanzie e quindi non si scherza, perchè tutti abbiamo diritto di avere un prodotto analogo a prescindere da che farmacia, privata od ospedaliera, lo prendiamo!
Non divideteci in serie A ed in serie B anche in questo campo...Bastaaaaaa
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA perchè la necessità non diventi una supplica!!!

Ed ecco il motivo 10....mai come oggi attuale per un problema anormale! Dottor C è un po' arrabbiato...qualcosa bisogna fare per non essere accantonato!!! Aumentare le licenze, gli strain? un sogno? noi ci speriamo, anche perchè per molti di noi è un vero e proprio bisogno! Non lasciateci senza terapia perchè per noi diventa una agonia, e se si somma al nostro dolore non possiamo sopportare il temporeggiare...quindi...
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA


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Nella foto il Dottor C in trasferta con il suo creatore Mirko Oni Figoli allo SMACK! - Fiera del fumetto di Genova  

#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

venerdì 12 maggio 2017

Giorgiana Masi

Nulla di misterioso in quella morte

articolo di Rossella Marchini pubblicato Giovedì, 11 Maggio 2017 su DinamoPress


Il 12 maggio di 40 anni fa, veniva uccisa Giorgiana Masi. Un racconto-ricordo di chi in quelle piazze c'era. Contro i tentativi di revisionismo degli assassini in borghese, sponsorizzati da Repubblica. Alle 18 presidio e casserolata sul Ponte Garibaldi.

«Hanno sparato a una compagna. È successo sul ponte...a Trastevere». Così ho scoperto della morte di quella che poi, più tardi, avrei saputo chiamarsi Giorgiana. Giorgiana Masi.
Erano ore che in piccoli gruppi cercavamo di entrare in quelle piazze (piazza Navona, La Cancelleria, Campo dei Fiori), le nostre, quelle del movimento. Ci provavamo, ma con violenza ci veniva impedito. Noi quel giorno in piazza volevamo starci, volevamo essere a piazza Navona per partecipare alla festa organizzata dai radicali per l’anniversario del referendum sul divorzio.
Francesco Cossiga, il ministro degli interni democristiano, Kossiga l’americano, aveva vietato tutte le manifestazioni, dopo quella del 12 marzo dove, per ore quelle stesse strade erano state attraversate in lungo e largo da un corteo di 100 mila persone e dalla loro rabbia per un altro assassinio, quello di Francesco Lo Russo, lo studente bolognese di Lotta Continua colpito da una pallottola di un carabiniere.
Da subito non sono riuscita a entrare a piazza Navona. Non ci sono proprio arrivata. Era impossibile. Uno schieramento di blindati, non tecnologicamente sofisticato come gli attuali, ma ugualmente impenetrabile, bloccava tutte le vie di accesso alla piazza e ad ogni nostro tentativo di entrare partivano le cariche. 


Corse infinite, in mezzo al fumo dei lacrimogeni, per poi ritrovarsi in gruppo e ripartire. Iniziammo a sentire colpi di arma da fuoco, anche se a me, che non lo avevo capito, sembravano dei botti, che comunque mi terrorizzavano. Decidemmo con le compagne e i compagni che si erano uniti a noi di andare avanti, entrare in una piazza.
Quei ragazzi con la pistola in pugno, vestiti come i nostri compagni, li vedemmo subito. A piazza della Cancelleria, a corso Vittorio si muovevano con disinvoltura fra i blindati e gli agenti schierati.
Ma nessuno, tra noi, mostrò di avere paura e quando ci ripenso - perché a Giorgiana non abbiamo mai smesso di pensarci e alcune di noi, con quel nome, hanno voluto chiamare le proprie figlie, oggi meravigliose donne e nostre compagne - ricordo la paura, la corsa fra le vie del quartiere Rinascimento, il respiro che ti manca, mentre gli occhi bruciano. Non solo questo.
Rivedo le mie compagne, le gonne a fiori, gli zoccoli olandesi che portavamo tutte e con i quali riuscivamo persino a correre. Si, correvamo con il fiato in gola e “loro” dietro. Ci facevano paura, ma continuavamo. Per ore.
Ci ritrovammo dopo molto tempo rinchiuse a Campo dei Fiori, non si poteva uscire. Non so come riuscimmo ad ottenere l’apertura di una via per poter defluire verso Trastevere. Una trappola, fummo caricate su ponte Garibaldi. È lì che fu uccisa Giorgiana, dopo sette ore di scontri.
L’omicidio di Giorgiana Masi è stato definito un “mistero italiano”. Per noi non c’è stato mai nessun mistero. Come è morta Giorgiana lo sappiamo da quella sera in cui ci arrivò la notizia, alla fine di una giornata convulsa, violenta, drammatica.
Sconvolte e ammutolite per il dolore, fummo annichilite dalle prime dichiarazioni “ufficiali” che cercavano di addossare la responsabilità al “fuoco amico”. Si disse che all’interno del corteo c’erano uomini armati, ma non appartenevano alle forze dell’ordine.
Le immagini, allora non così numerose come avviene da Genova in poi, degli agenti in borghese che sparano, smentiranno il Questore che negava la loro presenza in piazza. Francesco Cossiga fu costretto a chiedere scusa in Parlamento per aver mentito, negandolo.
Le inchieste che seguirono a quell’omicidio non hanno mai fatto luce sugli avvenimenti. Dopo quattro anni, il caso è stato archiviato per mancanza di prove e gli autori dell’omicidio rimasti ignoti.


Oggi esce un libro che racconta la vita dell’agente in borghese ritratto nella foto che Tano D’Amico scattò quel giorno, il poliziotto Santone, quello con il borsello a tracolla, piegato davanti a una macchina. Lo stesso che pochi giorni fa, come anticipazione di un prossimo libro, su “la Repubblica” dichiara in un’intervista: «L’Espresso scrisse che eravamo infiltrati fra i manifestanti. Non era vero. Eravamo guardie di pubblica sicurezza e come tali non obbligati alla divisa».
«Ero un ragazzo che seguiva la moda».
«La borsa di Tolfa serviva per le sigarette, la carta igienica, i gettoni, il portafoglio».
«Cossiga fu il più grande Ministro degli Interni di sempre. Non sapeva niente dell’ordine pubblico di quel giorno».
Per noi che quel giorno eravamo insieme a Giorgiana e tanti e tante altre a rivendicare diritti e libertà di manifestare, per festeggiare una vittoria di tre anni prima, è insopportabile che si trasformi in una vittima chi fu protagonista, con molti altri, di quel massacro.
Erano anni meravigliosi, quelli. Gli anni di grandi battaglie, di grandi conquiste. Il movimento delle donne si riappropriava dello spazio pubblico e costruiva luoghi separati di discussione.
Da quel giorno, si iniziò a tessere un’altra narrazione, sulla “paura” che avrebbe da allora costretto i cittadini di Roma a non uscire di casa, fino a risorgere con l’estate romana di Renato Nicolini. Un’altra delle tante narrazioni tossiche ad accompagnare una strategia della tensione che sarebbe continuata con i tanti attentati alla democrazia che seguirono.
Quel giorno il movimento non ebbe paura ad essere nelle strade, né ad uscire di casa, né a sfidare le imposizioni di Cossiga.
Da allora sappiamo che nulla di misterioso è in quella morte.