martedì 1 maggio 2012

Lettera a La Stampa


di Emanuela Chiarini

Spett.le Redazione de La Stampa,
prendo visione dell'articolo da voi pubblicato sulla pagina web del vostro giornale.
La notizia in questione, riguardante l'assassinio di Perina Baudino da parte di Vittorio Ninotto, suo convivente, dramma accaduto a Cuneo. L'articolo è stato scritto da Raphael Zanotti.

Perina Baudino è la 55 vittima in quest'anno di quello che organismi mondiali e nazionali hanno ormai il coraggio e la sensibilità di chiamare femminicidio, dramma che accomuna tutti i Paesi del mondo ma che vede in Italia un forte incremento negli ultimi anni tanto da essere soggetta ad un richiamo dell'Onu. I dati sono diffusissimi e reperibili in moltissimi lughi del web.
La morte di 55 donne dall'inizio del 2012 per mano del proprio partner-ex-marito non è e non può essere definito “il solito dramma della gelosia”.
Usare un tale linguaggio è un affronto al dolore delle famiglie delle vittime, banalizza l'omicidio delle donne, giustifica gli atti violenti all'interno delle relazioni tra i generi.

Da molti anni si cerca di portare avanti sulla rete e nel mondo reale faticosissime battaglie per sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo il tema della violenza di genere, le iniziative si moltiplicano da tempo: frasi come quella utilizzata nell'articolo da voi pubblicato ci riporta a tempi lontani e infelici, quando in questo Paese esisteva l'attenuante “delitto d'onore”.

Porto all'attenzione tra l'altro la recente inizativa di Iole Natoli e Francesca Rosati Freeman in merito al linguaggio mediatico e femminicidi, consistente in una lettera inviata il 26/03/2012 a tutti gli Ordini dei Giornalisti e in una Petizione lanciata su firmiamo.it il 27/03/2012 e portata a conoscenza, tramite mail, di numerosissime testate giornalistiche - cartacee e on line - tra le quali la vostra. 
Non è più possibile che all'interno di una qualsiasi testata si continui ad adottare un atteggiamento ignorante (di chi indugia cioè nell'ignorare) riguardo a tematiche così gravi per la società tutta.

Mi auguro vogliate sensibilizzare i vostri collaboratori e le vostre scelte editoriali all'uso di un linguaggio più appropriato e attuale a questi tempi, tempi in cui il delitto di una donna per mano del suo convivente diventi un fatto grave e non “il solito dramma della gelosia”.
Qui trovate l'appello del 27/04/2012 dove le adesioni anche da parte del mondo giornalistico e politico si moltiplicano di ora in ora http://www.senonoraquando.eu/?p=9748

(Per chi volesse condividere l'iniziativa può scrivere a stampaweb@lastampa.it)

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