mercoledì 25 dicembre 2013

Leonard Peltier prigioniero senza colpe

Peltier: prigioniero politico di Obama

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Se solo il Governo rispettasse le sue stesse leggi. Sono un prigioniero politico, di Barack Obama ora... -  Comunicato di LEONARD PELTIER  del 14/09/2009

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ancora una volta ha fatto del suo altisonante titolo una caricatura.
Dopo l’avvenuta scarcerazione prima dell’originale seguace di quel cultore della morte che è Charles Manson, ossia Lynette Squeaky Gromme che attentò al presidente Ford, poi di un dichiarato terrorista croato, e di un altro assassino mancato del presidente Ford grazie alla legge sulla libertà condizionata obbligatoria dopo 30 anni di reclusione, la Parole Commission (organismo deputato a rilasciare un individuo sulla parola o a negare questa richiesta N.d T.) ha ritenuto che la mia scarcerazione avrebbe incrementato il “non rispetto della legge”.

Se solo il governo federale avesse rispettato la sua stessa legge, per non parlare dei trattati che secondo la costituzione degli Stati Uniti sono legge suprema, io non sarei mai stato trovato colpevole di reato e neppure costretto a passare più della metà della mia vita in carcere. Per tacere il fatto che tutte le leggi di questo paese sono state fatte senza il consenso dei Nativi e vengono applicate inequamente e a nostre spese. Se non altro la mia esperienza dovrebbe sollevare seri dubbi in merito alla supposta giurisdizione dell’FBI in territorio indiano.

Il dibattito della Parole Commission è stato sollevato dal futuro procuratore, avvocato Drew Wringley che sembra nutrire la speranza di affiancare la cavalleria dell’FBI in corsa verso l’ufficio del Governatore del Nord Dakota.
Nel far questo Wringley sta seguendo i passi di William Janklow che costruì la sua carriera politica sulla reputazione di essere un combattente Indiano, partendo da una carriera di difensore tribale (e presunto stupratore di un minorenne nativo) a procuratore generale, governatore del Sud Dakota a Congressman.

Alcuni ricorderanno che Janklow, prima di venire accusato di omicidio colposo, si assunse la responsabilità per aver persuaso il presidente Clinton a non concedermi la grazia. Lo storico predecessore di Janklow, George Armstrong Custer, similmente sperava che un imponente massacro di Sioux lo avrebbe trainato verso la Casa Bianca ma sappiamo tutti cosa ne è stato di lui.

Comunque, a differenza di quei barbari assetati del mio sangue nei corridoi del potere, i Nativi sono gente veramente umana che pregano per i loro nemici. Eppure è necessario essere abbastanza realisti da organizzarci per la nostra libertà e uguaglianza come nazione.

Costituiamo il 5% della popolazione del Nord Dakota e il 10% di quella del Sud Dakota e potremmo usare la nostra influenza per promuovere il nostro potere sulle riserve, sulle quali dovremmo puntare.
Se riuscissimo a organizzare un blocco elettorale potremmo annullare la premessa sullo scontro di qual è il più razzista tra il Sud e il Nord Dakota.

Negli anni ’70 ci costrinsero ad armarci per difendere il nostro diritto alla sopravvivenza e a potersi difendere, ma al giorno d’oggi la guerra si fa con le idee. Oggi bisogna che combattiamo l’oppressione armata e la colonizzazione con i nostri corpi e con le nostre menti. Il diritto internazionale è dalla nostra parte.

Data la natura dei tre recenti individui scarcerati sulla parola, potrebbe sembrare che il mio crimine più grande è quello di essere indiano. Ma la verità è che l’offesa più grande è la mia innocenza.
In Iran capita che i prigionieri politici siano rilasciati se confessano i ridicoli capi d’accusa con cui vengono trascinati in tribunale, allo scopo di gettargli addosso il discredito e di intimidirli assieme a quei cittadini che la pensano come loro.
L’FBI e i suoi portavoce pare abbiano fatto lo stesso, come suggerì la Parole Commission nel 1993, quando stabilì che il mio rifiuto a confessare era alla base della negazione della libertà sulla parola.

Dichiararsi innocenti è come dire che il governo è in errore, se non addirittura colpevole.

Il sistema giudiziario americano è fatto in modo tale che l’imputato non viene punito per il crimine in sé quanto piuttosto per il fatto che rifiuta di accettare qualsivoglia patteggiamento gli venga offerto, e per aver obbligato lo stesso sistema giudiziario a garantire all’imputato il diritto di controbattere le accuse da parte dello stato in un processo vero e proprio. Tali insolenze sono punite invariabilmente con richieste di procedimenti giudiziari che si concludano con condanne lunghissime, per non parlare delle linee guida delle condanne che vengono sempre più disattese assieme alla possibilità della libertà condizionata.

Per quanto i non Nativi possano odiare gli indiani, siamo tutti nella stessa barca. Un tentativo di riproporre questo sistema nel governo tribale è quanto meno pietoso.

E’ stato solo quest’anno con il caso Troy Davis, che la Corte Suprema degli USA ha riconosciuto come l’innocenza può venire utilizzata come legittima difesa. Come i testimoni che vennero obbligati a testimoniare contro di me, quelli che hanno testimoniato contro Davis hanno poi ritrattato eppure Davis stava per essere messo a morte. Io stesso sarei potuto già essere morto se non fosse che il governo canadese richiese una deroga della condanna a morte come condizione per la mia estradizione.

Il vecchio ordine è adeguatamente rappresentato da Antonin Scalia giudice della Corte Suprema, che dissentendo dal caso Davis ha affermato:

“Questa corte non ha mai detto che la Costituzione proibisce l’esecuzione di un imputato colpevole che ha ottenuto un processo completo e giusto ma che in seguito è stato capace di convincere una corte che di fatto è innocente. Al contrario si è più volte lasciato la questione in sospeso, esprimendo ragionevoli dubbi sul fatto che ogni affermazione basata su presunta reale innocenza sia costituzionalmente conoscibile”.

Lo stimato senatore del Nord Dakota Byron Dorgan, attualmente presidente del Senate Committee agli Indian Affaire, ha ragionato nello stesso modo scrivendo che:

“il nostro sistema legale ha trovato Leonard Peltier colpevole del crimine di cui era stato accusato. Ho rivisto il materiale del processo e credo che il verdetto sia giusto e corretto”.

Per i Nativi è una dichiarazione bizzarra e incomprensibile, come in effetti è, che innocenza e colpevolezza siano uno status legale non necessariamente attinente con la realtà dei fatti. E’ una ovvietà che tutti i prigionieri politici siano risultati colpevoli dei crimini attribuitigli.

La verità è che il governo vorrebbe farmi confessare il falso allo scopo di convalidare una sciatta montatura che se venisse allo scoperto aprirebbe la porta a un’indagine sul ruolo degli USA nell’addestrare ed equipaggiare bande di teppisti per sopprimere un movimento popolare a Pine Ridge contro una dittatura fantoccio.

In America per definizione non possono esserci prigionieri politici ma solo quelli giustamente giudicati da una corte E’ ritenuto altamente controverso persino pubblicamente ammettere che il governo federale possa fabbricare e sopprimere delle prove allo scopo di eliminare quelli ritenuti nemici politici. Ma è una cosa dimostrabile per ogni passo del mio processo.

Sono un prigioniero politico, di Barack Obama ora, e spero e prego che egli voglia aderire a quegli ideali che lo hanno spinto a concorrere per la presidenza. Ma come Obama stesso vorrà riconoscere, se aspettiamo che lui risolva i nostri problemi, non abbiamo centrato il punto della sua campagna.

Soltanto organizzandoci nelle nostre comunità e facendo pressione sui nostri presunti leaders riusciremo ad apportare quei cambiamenti di cui abbiamo così fortemente bisogno.
Vi prego di sostenere il Comitato di Difesa Leonard Peltier nel nostro tentativo di far si che il governo degli Stati Uniti sia fedele alle su stesse parole.

Ringrazio tutti quelli che sono stati dalla mia parte in tutti questi anni, nominarne alcuni significherebbe escluderne molti altri. Non bisogna perdere la speranza nella nostra lotta per la libertà.

Nello spirito di Cavallo Pazzo. Leonard Peltier

Leonard Peltier #89637-132 - USP-Lewisburg US Penitentiary

(Traduzione a cura di Stefania Pontone)

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