sabato 15 febbraio 2014

La protesta in Ucraina

Ormai sono molti i popoli nel mondo che vedono calpestati i loro diritti umani da governi che non vogliono, e la gran parte di questi è insorta chiedendo con forza che sia rispettata la dignità delle persone, la libertà di espressione, il diritto alla propria cultura, il diritto a vivere una vita senza dittatura, senza repressione, una vita tranquilla con un lavoro e una famiglia, con la sicurezza per il benessere proprio e del Paese...
E' sulle ultime storie dei popoli vs governi che ho deciso di postare in questi giorni. Non andrò a ritroso nel tempo perché lo scopo è quello di evidenziare quanto le proteste - nel "post-globalizzazione" - accomunano un popolo all'altro. Mentre invece la storia di ogni Paese è a se (...)

E ora vediamo la protesta in Ucraina grazie all'articolo pubblicato su corriere.it Tuttavia prima, è d'obbligo ricordare che:

La protesta di Kiev è cominciata il 21 novembre 2013 con poco più di 500 persone (per la maggior parte studenti) che dissentivano pacificamente sulla decisione del governo di  revocare gli accordi con l'Unione Europea. La repressione è stata durissima e la protesta è diventata in pochi giorni rivolta popolare. Ora è guerra civile e si combatte soprattutto per la libertà, per cacciare via un governo assassino e corrotto. Siamo a febbraio 2014 è la rivolta è ancora in atto, portata avanti con determinazione. Sono rimasti soltanto i servizi speciali armati a sparare contro il popolo perché la polizia si è schierata con i protestanti.
 

Ucraina, cosa sta succedendo? La protesta spiegata in 7 punti. Il Paese in stallo a più di due mesi dall’inizio delle manifestazioni.

Un manifestante suona la chitarra di fronte ai poliziotti a Kiev (Reuters)
Un manifestante suona la chitarra di fronte ai poliziotti a Kiev (Reuters)

Da più di due mesi una grossa crisi sconvolge l’Ucraina. Ecco alcuni punti chiave per tentare di ricostruire il filo della vicenda.

Viktor Yanukovic (Epa)Viktor Yanukovic (Epa)1) Cosa ha dato il via alle proteste?
Le manifestazioni sono iniziate a fine novembre, dopo che - il 21 - il governo del presidente Viktor Yanukovich ha fatto marcia indietro sulla firma dell’accordo di associazione con la Ue. Rilanciando così le relazioni economiche con la Russia. In migliaia si sono riversati nelle strade di Kiev, chiedendo a Yanukovich di andare avanti sull’accordo.

2) Quando è scoppiata la violenza?
Le proteste, iniziate in modo pacifico, prendono ben presto una piega violenta. Il 30 novembre forze dell’ordine e manifestanti si scontrano per la prima volta. 35 persone vengono arrestate. Le immagini di dimostranti feriti contribuiscono a incendiare ancora di più la piazza. Il giorno dopo, il 1° dicembre, circa 300 mila persone si riversano in strada. È la più grande manifestazione a Kiev dai tempi della Rivoluzione Arancione del 2004. L’Ue condanna le repressioni.

3) Cosa ha fatto la Russia?
Il 17 dicembre, Russia e Ucraina annunciano un accordo per cui il Cremlino investirà 15 miliardi di dollari in titoli di stato ucraini e ridurrà di un terzo il prezzo del gas che vende al Paese. L’annuncio apparentemente ha l’effetto di calmare le proteste. Ma il pestaggio, il 25 dicembre, della giornalista Tetyana Chornovol, le riaccende.
La mappa delle proteste
La mappa delle proteste

4) Come ha reagito il governo?
Il 16 gennaio il governo adotta leggi liberticide che prevedono restrizioni per i raduni e pene severe per chi partecipa a cortei non autorizzati.

5) Quante persone sono morte?
Il pugno duro di Yanukovich innesca una seconda ondata di proteste, a Kiev e in altre città del Paese. La repressione è violenta. Il 22 gennaio due persone vengono uccise durante gli scontri con la polizia. Un manifestante viene trovato morto vicino alla capitale. Il 25 gennaio un quarto dimostrante muore in ospedale. Il governo annuncia la morte di un poliziotto durante gli scontri a Kherson.
Vitali Klitschko (LaPresse)Vitali Klitschko (LaPresse)

 6) Chi è a capo del movimento di protesta?
I leader dell’opposizione sono tre:

 1) L’ex pugile Vitali Klitschko, deputato presso l’Alleanza democratica ucraina per la riforma: sostenitore dell’Unione europea vuole candidarsi alla presidenza del paese nelle elezioni del 2015;
 2) L’ex ministro degli Esteri Arseniy Yatsenyuk, del partito di Yulia Timoshenko (ex primo ministro, ora agli arresti), seconda forza politica del paese;
 3) Oleh Tiahnybok, leader dei nazionalisti di estrema destra di «Svoboda» (Libertà).

7) Come procedono le trattative?

Il 23 gennaio dopo un vertice tra Yanukovich e i leader dell’opposizione viene annunciata una «tregua». Ma dura poco. Gli scontri riprendono nella notte. Il 25 gennaio il presidente propone riforme e il ruolo di premier all’opposizione. L’offerta viene rifiutata. I leader della protesta chiedono le dimissioni del presidente e nuove elezioni. Il 28 gennaio l’opposizione riesce ad ottenere l’abrogazione delle leggi anti-protesta e le dimissioni in toto del governo guidato da Mikola Azarov. Il giorno dopo, il Parlamento approva un amnistia «condizionata» per i manifestanti finiti dietro le sbarre durante le proteste: usciranno di galera solo dopo che i dimostranti avranno liberato i 25 edifici pubblici occupati nell’intero Paese. I leader dell’opposizione non partecipano al voto e giudicano inaccettabili le condizioni imposte dalla maggioranza.


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L'aggiornamento che segue è tratto da ANSA.it  ed è un articolo di Giuseppe Agliastro pubblicato il 20 febbraio 2014

REPORTAGE - In piazza a Kiev, dove la lotta non si ferma -L'obiettivo è cacciare Ianukovich e il suo "regime"

La protesta in Ucraina era iniziata come 'europeista'. Adesso, a distanza di tre mesi da quei giorni di fine novembre in cui migliaia di persone scesero in piazza contro la decisione del presidente Ianukovich di congelare un accordo di associazione con l'Ue, si è trasformata in qualcosa di diverso.
Il nome della manifestazione ufficialmente è rimasto lo stesso, EuroMaidan, ma l'obiettivo principale delle migliaia di dimostranti che stanno sfidando il potere e la polizia è un altro: cacciare Ianukovich e il suo "regime". E in questo momento per molti l'Unione europea non è una priorità.

Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta: le violenze gratuite delle forze speciali 'Berkut' contro chi manifestava pacificamente, le "liberticide" leggi anti-protesta, e infine gli scontri di fine gennaio e quelli degli ultimi giorni tra polizia e insorti, dove hanno perso la vita decine di persone (tra cui anche dieci agenti).

In piazza Maidan e nel vicino viale Khreshatik, la zona del centro di Kiev occupata dagli insorti, i mattoni dei marciapiedi continuano a essere divelti dai manifestanti e poi spezzati in due o tre parti, diventando dei perfetti strumenti di guerra contro i poliziotti che continuano a premere sulle barricate del 'fortino' di Maidan. Tra quelli che lavorano a questa sorta di catena di montaggio c'è Anastasia, 32 anni, di Kiev.

"Siamo qui per rivoltare il Paese - dice - vogliamo un'Ucraina libera da mafiosi come Ianukovich. Per ora stiamo combattendo per questo, non per l'Unione europea, la questione dell'integrazione europea la si vedrà dopo".

A essere invece a favore "non solo dell'accordo d'associazione con l'Ue ma anche dell'ingresso nell'Ue" è Oleg, 41 anni, di Rivne, una città dell'Ucraina occidentale, baluardo elettorale dell'opposizione. Oleg indossa un caschetto arancione da operaio e ha in mano un lungo bastone appuntito: è pronto alla lotta, anche se il suo sguardo è tutt'altro che aggressivo.
"Sono venuto qui da solo - dice - non faccio parte di nessun gruppo". Per lui l'Ue significa "leggi certe e rispettate, meno corruzione e un Paese migliore, senza Ianukovich".

Galina, 61 anni, un'insegnante d'arte in pensione, stringe in pugno la bandiera di un gruppo nazionalista, eppure anche lei si dice a favore dell'Ue:
"I pensionati europei - sostiene - possono viaggiare per il mondo, io invece posso solo pagare le bollette e per vivere devono aiutarmi i miei figli. Ma non è solo questione di denaro - prosegue - voglio anche vivere in un Paese migliore, senza banditi. Un Paese migliore per i miei figli e i miei nipoti. E se dobbiamo combattere, combatteremo".

A poche decine di metri da noi, il palazzo dei sindacati (uno degli edifici occupati dai dimostranti), completamente annerito, continua a fumare: è andato in fiamme nella notte, durante i combattimenti. Sotto, sulle barricate, c'è Pavlo, 28 anni, di Uzhgorod, nell'estremo occidente ucraino.
"Sono qui per combattere il regime di Ianukovich - taglia corto - non sono né a favore dell'Ue né contro: per ora non mi interessa".

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