sabato 10 maggio 2014

NO TAV

Carissimo Mattia, quanta vita rubata

di Cristina Zanotti

Forse dobbiamo chiedere scusa anche noi a Mattia e alla sua mamma, Cristina, se pubblichiamo questa lettera. Siamo stati distratti, non ci sono attenuanti. Non abbiamo la forza di raccontare tutte le ingiustizie del mondo. Nemmeno le più tremende, quelle in cui si toglie la vita o la libertà a qualcuno, a Torino o in Sudamerica non fa differenza, colpevole di difendere le sue idee, una valle fantastica e la libertà di tutti noi. Come è accaduto a Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia, i ragazzi rinchiusi in carcere, in regime d’alta sicurezza, con la ridicola quanto micidiale accusa di terrorismo. Sono accusati di aver danneggiato l’immagine dell’Italia e un compressore. Sono accusati, cioè, di resistere alla devastazione di una terra, la Val di Susa, che tanto tempo fa le tv e i giornali, in nome e per conto di molti altri, hanno scelto di condannare sull’altare di un’inutile opera mangiasoldi e mangiamontagne. La ragione di quella condanna è semplice: le relazioni sociali costruite tra la gente che abita la valle sono un pericolo letale per chi si nutre del potere del dominio. Tieni duro, Mattia. A volte si è più liberi dietro un muro che in un deserto di indifferenza, ha scritto Stefano Benni in una lettera. Cerchiamo di tenerlo a mente, soprattutto quando ci capiterà di essere stanchi e distratti.


Carissimo figlio,                                                                                                                                                                                                          perdonami se rendo pubblica questa lettera, ma ciò che ci accade non appartiene solo a noi. Tra pochi giorni sono cinque mesi che sei chiuso in carcere, tanta vita rubata. Sono centocinquanta lunghi giorni e centocinquanta lunghe notti di angoscia.
Ti chiedo sempre di tenere duro, ma sono io che non ho più la forza. L’amarezza a tratti mi sommerge, lo sdegno mi ferma il respiro. Mi sveglio di soprassalto ogni notte e nel silenzio mi sembra di poterti raggiungere nell’isolamento atroce in cui ti costringono. L’idea di vivere in un paese che permette che questo accada mi ripugna. Sono oscene queste maschere del potere interessate solo alle loro poltrone e ai loro portafogli. La corruzione in Italia è spaventosa, la politica ha perso qualsiasi ideale di giustizia e di uguaglianza.
E per voi giovani non c’è nulla, il vostro futuro è stato depredato da chi oggi vi giudica... né lavoro, né aria che si possa respirare, né terra pulita, né libertà. Dovete tacere, dovete subire, altrimenti essere incarcerati.
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Carissimo Mattia,                                                                                                                                                                                                             perché ti abbiamo insegnato il dovere di dissentire, di ribellarti davanti alle ingiustizie? Perché ti abbiamo trasmesso l’amore per l’umanità e per la Terra?
Non era meglio lasciarti crescere cullato dalla edificante “cultura” offerta dal nostro Paese negli ultimi vent’anni?
Sono certa che risponderai no, che preferisci mille volte essere chi sei e dove sei piuttosto che adeguarti a questo spettacolo raccapricciante offerto da chi esercita l’abuso di potere applaudendo gli assassini di Aldrovandi, rispondendo con i manganelli e la prigione ai movimenti popolari che nascono sulle necessità reali della gente, ignorate da chi dovrebbe cercare e trovare delle risposte.
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Carissimo figlio,                                                                                                                                                                                                                  sabato 10 saremo tutti a Torino alla manifestazione contro la barbarie dell’accusa di terrorismo, contro la devastazione della Val di Susa, per la libertà di dissenso, per il diritto degli italiani a una esistenza dignitosa.
Ci saremo tutti e saremo tanti.
Manifesterò tutto l’amore che provo per te, ma anche per Claudio, Chiara e Niccolò e la promessa è di non smettere mai di lottare fino a quando non vi riporteremo a casa. Un abbraccio,
mamma

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