mercoledì 25 giugno 2014

Vegetarianismo, povertà e immigrazione


di A. Di Battista (M5S)
 
Non riesco ad essere vegetariano del tutto. Riesco a rinunciare alla carne per mesi ma poi, puntualmente, ci ricasco. Ciononostante ho ridotto il consumo considerevolmente ed è un bene dal punto di vista fisico, mentale e politico.
Fisico perché se mangi poca carne stai meglio, mentale perché ingerire animali morti non è il massimo per l'anima e politico perché le conseguenze sociali ed economiche dell'abuso di carne sono inimmaginabili.

Vi sto scrivendo dal Cairo. Sono in missione con la Commissione Affari Esteri.

Oggi ho incontrato leader di partiti, giornalisti, esponenti della società civile e il neo-presidente Al-Sisi al quale abbiamo chiesto ragguagli anche sulla condanna dei giornalisti di al Jazeera. Ebbene ho scoperto che alcuni scafisti che conducono i migranti verso le nostre coste sono ex-pescatori costretti al “contrabbando di uomini” dall'impoverimento del mare egizio. Tale impoverimento è anche dovuto a certe direttive della UE.
Ovviamente approfondirò la questione (mi sto dedicando alle cause dell'immigrazione clandestina, dedicarsi soltanto agli effetti significa non voler risolvere il problema) tuttavia questo è un esempio che dimostra quanto le abitudini alimentari producano problemi sociali, economici o addirittura geopolitici.

Le mono-coltivazioni di cereali rivolte agli allevamenti intesivi sono una delle cause dell'abbandono delle campagne da parte dei contadini che si riversano nelle periferie degradate delle città per poi fuggire direzione UE o USA.
Ci avevate mai pensato?

Avete mai pensato che gli allevamenti intensivi di bovini sono responsabili dell'effetto serra e di quei cambiamenti climatici che producono siccità e desertificazione ovvero cause dell'immigrazione clandestina?

Avete mai pensato a quanto il consumo occidentale di carne (per produrre una proteina animale ne occorrono 7 vegetali) abbia spinto classi dirigenti africane a disincentivare l'agricoltura di sussistenza la cui perdita causa povertà, altra responabile dell'immigrazione clandestina?

Avete mai pensato che molte guerre vengono combattute per il rifornimento idrico fondamentale per l'industria della carne?

Noi cittadini per essere davvero sovrani dobbiamo imparare a ragionare “di insieme”. Così come le riforme costituzionali non possono essere pensate tralasciando problematiche quali corruzione e conflitto di interessi così il tema dell'immigrazione clandestina (nei prossimi mesi sarà ancora più drammatico) non può essere analizzato senza considerare una sere di questioni quali persino l'educazione alimentare a livello globale.

Resto dell'idea che i cittadini africani (salvo rifugiati, studenti o lavoratori con contratto) devono stare a casa loro perché l'Africa è casa loro e perché paesi come l'Italia, ad oggi, hanno capacità di accoglienza limitate; resto dell'idea che i flussi migratori vadano regolarizzati e chi dice questo non è affatto uno xenofobo ma una persona intelligente e realista; allo stesso tempo studio la questione e ritengo che sia compito di tutti rimuovere gli ostacoli alla prosperità e allo sviluppo a livello globale. Ebbene la prosperità potrà esserci solo attraverso un nuovo (o forse antico) rapporto con la terra e una nuova (o forse antica) alimentazione basata soprattutto su cereali, legumi, frutta e verdura.

Mangiare meno carne è una scelta politica che ognuno di noi deve fare. E' difficile, per lo meno per me lo è ed è proprio per questo che il legislatore (le commissioni ambiente e agricoltura M5S si stanno occupando del tema con diverse proposte di legge) deve trattare urgentemente la questione.

A riveder le stelle!
Vegetarianismo, povertà e immigrazione

Non riesco ad essere vegetariano del tutto. Riesco a rinunciare alla carne per mesi ma poi, puntualmente, ci ricasco. Ciononostante ho ridotto il consumo considerevolmente ed è un bene dal punto di vista fisico, mentale e politico.

Fisico perché se mangi poca carne stai meglio, mentale perché ingerire animali morti non è il massimo per l'anima e politico perché le conseguenze sociali ed economiche dell'abuso di carne sono inimmaginabili.

Vi sto scrivendo dal Cairo. Sono in missione con la Commissione Affari Esteri. Oggi ho incontrato leader di partiti, giornalisti, esponenti della società civile e il neo-presidente Al-Sisi al quale abbiamo chiesto ragguagli anche sulla condanna dei giornalisti di al Jazeera. Ebbene ho scoperto che alcuni scafisti che conducono i migranti verso le nostre coste sono ex-pescatori costretti al “contrabbando di uomini” dall'impoverimento del mare egizio. Tale impoverimento è anche dovuto a certe direttive della UE. Ovviamente approfondirò la questione (mi sto dedicando alle cause dell'immigrazione clandestina, dedicarsi soltanto agli effetti significa non voler risolvere il problema) tuttavia questo è un esempio che dimostra quanto le abitudini alimentari producano problemi sociali, economici o addirittura geopolitici.

Le mono-coltivazioni di cereali rivolte agli allevamenti intesivi sono una delle cause dell'abbandono delle campagne da parte dei contadini che si riversano nelle periferie degradate delle città per poi fuggire direzione UE o USA. Ci avevate mai pensato?

Avete mai pensato che gli allevamenti intensivi di bovini sono responsabili dell'effetto serra e di quei cambiamenti climatici che producono siccità e desertificazione ovvero cause dell'immigrazione clandestina?

Avete mai pensato a quanto il consumo occidentale di carne (per produrre una proteina animale ne occorrono 7 vegetali) abbia spinto classi dirigenti africane a disincentivare l'agricoltura di sussistenza la cui perdita causa povertà, altra responabile dell'immigrazione clandestina?

Avete mai pensato che molte guerre vengono combattute per il rifornimento idrico fondamentale per l'industria della carne?

Noi cittadini per essere davvero sovrani dobbiamo imparare a ragionare “di insieme”. Così come le riforme costituzionali non possono essere pensate tralasciando problematiche quali corruzione e conflitto di interessi così il tema dell'immigrazione clandestina (nei prossimi mesi sarà ancora più drammatico) non può essere analizzato senza considerare una sere di questioni quali persino l'educazione alimentare a livello globale.

Resto dell'idea che i cittadini africani (salvo rifugiati, studenti o lavoratori con contratto) devono stare a casa loro perché l'Africa è casa loro e perché paesi come l'Italia, ad oggi, hanno capacità di accoglienza limitate; resto dell'idea che i flussi migratori vadano regolarizzati e chi dice questo non è affatto uno xenofobo ma una persona intelligente e realista; allo stesso tempo studio la questione e ritengo che sia compito di tutti rimuovere gli ostacoli alla prosperità e allo sviluppo a livello globale. Ebbene la prosperità potrà esserci solo attraverso un nuovo (o forse antico) rapporto con la terra e una nuova (o forse antica) alimentazione basata soprattutto su cereali, legumi, frutta e verdura.

Mangiare meno carne è una scelta politica che ognuno di noi deve fare. E' difficile, per lo meno per me lo è ed è proprio per questo che il legislatore (le commissioni ambiente e agricoltura M5S si stanno occupando del tema con diverse proposte di legge) deve trattare urgentemente la questione. A riveder le stelle!


Amici e nemici della Terra

7 MODI IN CUI LE AZIENDE DEI PESTICIDI PILOTANO LA CRISI DELLE API PER TUTELARE I PROFITTI

di Michele Simon

http://www.sapereeundovere.it
http://www.sapereeundovere.it
Friends of the Earth

Se vi piace mangiare, allora dovreste fare attenzione a ciò che accade alle api. Lo sapevate che i due terzi delle colture alimentari hanno bisogno dell‘impollinazione – ogni tipo di cibo su cui facciamo affidamento per avere un’alimentazione corretta - ossia mele, bacche e mandorle, giusto per nominarne qualcuna. Questo è il motivo per cui il grave declino nella popolazione delle api sta avendo sempre più attenzione, con intere campagne tese a difendere le api.
Un forte corpo crescente di prove indica l’esposizione a una classe di pesticidi neurotossici detti neonicotinoidi (i pesticidi sintetici più usati) come principale fattore della sparizione delle api.
L’Unione Europea ha proibito i tre neonicotinoidi più usati, in base a prove scientifiche che indicano che i nicotinoidi possono completamente ammazzare le api e renderle più vulnerabili ai parassiti, patogeni e altri stress.

Consideriamo gli spin doctor aziendali (gli strateghi delle strategie di Public Relations, ndt). Come mostra il mio report su Friends of the Earth, tre delle maggiori aziende di antiparassitari – Bayer, Monsanto e Syngenta - sono impegnate in una massiccia campagna di disinformazione pubblica per distogliere il pubblico e i politici dal pensiero che i pesticidi possano avere qualcosa a che vedere con la morte delle api e la loro distruzione.

Per decenni la Big Tobacco (la lobby del tabacco, ndt) ha usato queste strategie, praticando un ostruzionismo che ha provocato milioni di morti evitabili.

Proprio mentre gli azionisti Bayer si incontravano in Germania questa settimana, il mio report portava una luce critica su queste pratiche aziendali distruttive.
Di seguito ci sono le sette tattiche che le aziende di pesticidi usano per trarre in inganno riguardo alla moria delle api.

1. Fingere di aver cura – con un blitz nelle PR
La Big Tobacco ha perfezionato l’arte di fare il proprio interesse nelle pubbliche relazioni, cioè quella di apparire come se gli importasse qualcosa dei problemi causati dai suoi prodotti e di offrire finte soluzioni.
Un elemento chiave della strategia di PR del settore dei pesticidi è quello di passare all’offensiva con la creazione di un’ immagine raffinata in cui essa compare “in prima linea” e assume un ruolo guida nel “salvare le api”. Ad esempio, l’anno scorso, la Bayer ha avviato il suo “Bee Care Tour” itinerante (un “tour per la cura delle api”) in un forum dedicato ai problemi dell’agricoltura a Orlando, in Florida. Il tour prosegue nel 2014, con fermate a Oregon State University, Washington State University, University of California, Davis, South Dakota State University e Purdue University. Nel mese di giugno, il Bee Care Tour sarà a disposizione per il National Pollinator (la settimana nazionale dell’impollinatore) a Washington, DC.

2. Creare distrazioni: incolpare qualsiasi cosa tranne i pesticidi
La Big Tobacco era maestra nell’inventare distrazioni per dimostrare al pubblico che la colpa non era sua. L’ idea è di creare incertezza; come spiegava bene un dirigente dell’industria del tabacco: “Il dubbio è il nostro prodotto” .
In modo analogo, Bayer, Syngenta e Monsanto hanno schierato una combinazione di tattiche di PR per distogliere l’attenzione dai neonicotinoidi come causa principale della moria di api. In genere hanno promosso un argomento “multifattoriale” che minimizza il ruolo dei pesticidi e produce dubbi su di essi, allo stesso tempo sottolineando l’acaro varroa, agenti patogeni e l’alimentazione delle api come forze primarie che minacciano le api.
Ad esempio, Helmut Schramm, responsabile della Bayer CropScience in Germania, ha spiegato: “E’ generalmente noto che l’acaro varroa è il principale nemico delle api”. Per allontanare ulteriormente l’attenzione, la Bayer ha anche eretto una gigantesca scultura dell’acaro varroa su un’ape nel suo Centro “Bee Care” (“per la cura della api”, ndt) in Germania. Come osserva il New York Times, “Opportunamente, Bayer commercializza anche prodotti per uccidere gli acari”.

3. Manipolare la scienza
La Big Tobacco era così impegnata a nascondere gli aspetti scientifici del fumo che creò il “Tobacco Institute” il quale aveva lo scopo di fondare una scienza favorevole alle industrie.
Tutte e tre le aziende – Bayer, Syngenta e Monsanto – stanno rafforzando i loro legami nella comunità scientifica per migliorare la credibilità della loro tesi che ci sono numerosi colpevoli per la moria delle api, ma non i pesticidi.
Le aziende stanno finanziando studi scientifici, coltivando alleanze e partnership strategiche con gli agricoltori, apicoltori e le organizzazioni agricole, al fine di rafforzare la legittimità delle proprie argomentazioni e di posizionarsi come “amici delle api”.

4. L’acquisto di credibilità: inserire esperti sui libri paga e cooptare associazioni
Un modo correlato che la Big Tobacco usa per distorcere la scienza è quello di pagare i ricercatori a contratto e cooptare le organizzazioni professionali. Ancora una volta, le aziende di pesticidi seguono quella rotta. Ad esempio, lo scorso giugno, la Monsanto ha ospitato per tre giorni lo “Health Summit Bee” (Convegno sulla salute delle api, ndt), dove l’azienda ha ampliato notevolmente il suo raggio d’azione e la sua influenza nella comunità scientifica.
Al convegno, la Monsanto ha annunciato la formazione di un consiglio consultivo Bee Honey (ape e miele, ndt), un’alleanza strategica composta da dirigenti della Monsanto in persona e da altri componenti. Sebbene il pubblico fosse amico, un sondaggio ha mostrato che solo il 14% dei presenti pensava che i pesticidi venissero discussi in modo completo o utile.
Inoltre, l’associazione British Bee Keepers ha ricevuto un finanziamento significativo da Bayer, Syngenta e altre società di pesticidi, un accordo che alcuni critici hanno definito una contropartita per l’approvazione degli insetticidi come “bee friendly” (innocui per le api, ndt) da parte dell’organizzazione.

5. Incolpare gli agricoltori
Un’altra tattica comune di Big Tobacco è di incolpare i fumatori che “avrebbero dovuto sapere” che il fumo era mortale. Questa strategia spudorata viene ora usata dalle aziende di pesticidi.
Ad esempio, il sito web Bee Care di Bayer spinge un uso dei suoi prodotti “che tenga in conto le api”, il che implica che qualsiasi problema con i nicotinoidi è causato da un uso improprio dei propri prodotti da parte degli agricoltori e altri.
In modo analogo, Syngenta afferma: “I pochi casi di danni alla salute delle api [causati] da questi pesticidi si sono verificati nelle rarissime occasioni in cui gli agricoltori hanno utilizzato il prodotto in modo non corretto (ad esempio non hanno seguito le istruzioni d’uso).”
Syngenta si spinge ad accusare la paura umana per la moria delle api e afferma: “Molte persone hanno paura delle api , vespe, calabroni, e molti altri insetti volanti. Questa paura purtroppo si tramuta in una grande minaccia per la salute delle api, perchè troppe persone semplicemente le uccidono se entrano in casa o volano troppo vicino alla gente”.

6. Mirare ai bambini
Proprio come Phillip Morris si ispirava al personaggio Joe Camel da giovane ora dalla Bayer arriva il libro per bambini intitolato “Toby e le api”, in cui in un amichevole vicino, apicoltore spiega al giovane Toby che le api si ammalano ma “non preoccuparti”, in quanto è solo un problema di acari, e una medicina speciale farà ritornare le api sane – una medicina prodotta dalla Bayer. In un altro tentativo di plasmare le giovani menti, il Centro per le api della Bayer promuove un concorso chiamato “Colora l’ape” per “incoraggiare gli studenti sotto i 12 anni a conoscere la salute delle api”.

7. Attaccare i legislatori
L’Unione europea è molto più avanti degli USA quando si tratta di intraprendere azioni per proteggere le api dagli effetti dannosi dei nicotinoidi. Proprio come Big Tobacco ricercava i favori dei responsabili politici, così fa l’industria dei pesticidi.
I documenti ottenuti dal Corporate Europe Observatory hanno rivelato che Syngenta, Bayer, e la European Crop Protection Association (la lobby dei produttori di pesticidi) sono state impegnate in una campagna privata di lobbying dietro le quinte, che ha avuto inizio già a giugno 2012, per evitare un divieto dei neonicotinoidi nell’Unione europea.
Attraverso una serie di lettere, queste società hanno fatto accuse con discutibile supporto scientifico o di fatto, nel tentativo di convincere i commissari europei che i neonicotinoidi non erano il problema.

È necessario muoversi ora per salvare le api e il nostro approvvigionamento alimentare
I politici, i media e il pubblico devono essere consapevoli di queste tattiche nello stile dell’industria del tabacco, che per anni sono state usate per ingannare e ritardare l’azione politica per decenni. Non possiamo permetterci lo stesso ritardo nel proteggere le api da ulteriori danni.
E‘ ora per il governo degli USA di seguire la guida dell’Unione europea per proteggere le api e il nostro cibo. L’EPA dovrebbe prestare attenzione al crescente corpo di scienza che collega i nicotinoidi alla moria di api e limitare l’uso di questi pesticidi. Il Congresso dovrebbe approvare il Saving America’s Pollinators Act (Legge per salvare gli impollinatori dell’America, ndt). La Casa Bianca dovrebbe spingere sia il Congresso che le agenzie federali a muoversi rapidamente.
Dobbiamo agire prima che sia troppo tardi. È in gioco il nostro stesso approvvigionamento alimentare.

Michele Simon
Fonte:  www.foe.org
28.04.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DANIELA PALLOTTA

Salviamo l'agricoltura dai veleni

DAL FRIULI UN INVITO A SALVARE L'AGRICOLTURA DAI VELENI

di Ganzit Graziano
 
Già agli inizi dell'era industriale studiosi e scienziati tra l'800 e il '900 avevano compreso il rischio della chimica nell'agricoltura e nella salute umana.
APROBIO, l'associazione produttori biologici e biodinamici del Friuli Venezia Giulia vuole ricordarci tutto ciò.
L'agricoltura e gli agricoltori stanno morendo per manifesta "mancanza di vita".

Justus von Liebig, nel suo celebre "Trattato di chimica organica" del 1840 descrive chiaramente, e per ben 25 volte, cos'è la "forza vitale" in un organismo vivente e dice testualmente nelle prime quattro righe del trattato:

"La chimica organica tratta delle materie che si producono negli organi per l'azione della forza vitale, e delle decomposizioni che esse provano sotto l'influenza di altre sostanze."

Dunque tutta la chimica organica deve essere permeata di vita. L'organica di sintesi, di laboratorio, non lo è ed è inorganica e dunque senza vita!
Questo spiega perché i concimi chimici, ed anche gli organici non correttamente compostati, sono diventati un veleno che impoverisce i terreni, inquina la falda, porta a collasso la pianta se non adeguatamente bagnata, scatena parassitosi a iosa.
Tutto questo il Liebig l'aveva intuito e ad otto anni dalla morte sconfessò la teoria dei sali, ma l'industria e la scienza materialista aveva preso il sopravvento ...ed oggi abbiamo i risultati.
Di questa crisi chi non ci perde assolutamente nulla è il mondo accademico, le facoltà di agraria, l'agroindustria (che di quel mondo beneficia come cinghia di trasmissione).

Tornando a Liebig, ad esempio, non sapeva come si era formato l'humus e come si poteva sostenere, anche in assenza di concimazione organica. La risposta la diede Rudolf Steiner nel 1924 ed oggi qui in Friuli (autentica fabbrica di zombie rurali) siamo in grado, attraverso metodiche innovative, senza concimi e senza antiparassitari (neanche bio) di produrre di tutto a costi ridicoli dando a chi ha coraggio (e si è liberato dalla "sindrome di Stoccolma" della chimica) un futuro a portata di mano.

Nella nostra azienda pilota friulana abbiamo disponibili 300 Kg/ha di N (gratis!) senza avere nitrati negli ortaggi (350mg/kg)! I vicini a questa nostra azienda, con l'idroponica, arrivano a 10.000 mg/kg !!!
Eppure di "forza vitale" ne avevano parlato J. W. Goethe nel suo celebre trattato "La metamorfosi delle piante", il Liebig (il più grande chimico della storia), lo Steiner (che già vedeva profilarsi il disastro) dando i fondamenti dell'agricoltura bio-dinamica.
Tutti inascoltati! Per questo ora siamo nel fosso e solo una salutare purga "staliniana" economica e professionale del mondo agricolo lo porterà a ripensare l'intero sistema produttivo e non ascolterà più le balle degli "studiati" pagati per raccontarle.

Noi di APROBIO il testo del Liebig c'è l'abbiamo. lo abbiamo trovato in una biblioteca privata del medio Friuli quando ogni facoltà di agraria dovrebbe averlo in una teca di cristallo all' ingresso.
Ma la sparizione del testo ha una sua logica in quanto era di forte contrasto agli interessi dell'industria chimica prima e dell'agroindustria poi.

Dunque solo ristabilendo la verità scientifica si potrà salvare l'agricoltura invertendo velocemente la rotta con i pochi coraggiosi che lo capiranno. Gli altri vadano al diavolo inclusi saggi, accademici e scienziati che pensano che la pianta debba essere nutrita con pochi elementi di chimica di sintesi e l'agricoltore accompagnato per mano affinché continui ad alimentare i guadagni delle industrie chimiche. 

FONTE: Ganzit Graziano - Aprobio, Associazione produttori biologici e biodinamici del Friuli Venezia Giulia