lunedì 29 settembre 2014

Ecco come la FITA non tutela i suoi atleti

Grave incidente all'Acqua Acetosa

Un gravissimo incidente "annunciato" è accaduto a Gianluca Lombardo, atleta di Taekwondo della FITA, durante il ritiro della nazionale all'Acqua Acetosa.


lettera-denuncia segnalata da Elena Colotti

Ragazzi, Cari Amici di I.S.A.M.,
vorrei porre alla Vostra attenzione quanto è accaduto tre settimane orsono ad un mio caro amico e compagno di sport, Gianluca Lombardo, durante gli allenamenti per le selezioni della nazionale di Taekwondo della F.I.T.A. La squadra selezionata avrebbe poi partecipato ai recenti Campionati Europei di Taekwondo a Lillheammer, in Norvegia.

Gianluca è un ottimo atleta di Taekwondo, e nonostante i suoi 21 anni ha già molta esperienza in campo nazionale e internazionale. Abbiamo gareggiato spesso nelle stesse competizioni regionali e nazionali, e 4 anni fa agli internazionali di Tubingen, in Germania, con la nazionale di Taekwondo della FederTaekwondo, dove lui ottenne uno splendido primo posto dopo ben 5 combattimenti!

Ebbene, l’anno scorso Gianluca, decise di affiliarsi alla FITA (per intenderci la federazione leader del TKD italiano, quella che porta gli atleti alle olimpiadi…) per poter partecipare ai campionati nazionali e avere quindi la possibiltà di partecipare anche alle competizioni internazionali (europei, mondiali, open internazioni, allenamenti in Corea, e perchè no, olimpiadi).


Il mese scorso Gianluca ha ottenuto un ottimo terzo posto agli assoluti italiani, prenotandosi di diritto la chiamata in Nazionale, che è puntualmente avvenuta la settimana seguente.

Tre settimane fa, Gianluca è partito per il centro sportivo dell’Acqua Acetosa (dove la FITA tiene il proprio centro di allenamento e tutte le strutture adeguate per gli allenamenti e le selezioni), poiché era
stato convocato - come dicevo in apertura - per partecipare agli allenamenti collegiali durante i quali sarebbero state effettuate le selezioni per la squadra nazionale che avrebbe poi partecipato ai Campionati Europei di Lillheammer, in Norvegia.


Allenatore dei 31 atleti partecipanti, Marcello Pezzolla, ex atleta di punta della Nazionale, fino al 1998…


I primi due giorni di allenamento passano senza “quasi” problemi… ma il terzo giorno accade quello che non sarebbe dovuto mai accadere in una circostanza del genere, e men che meno ad un ritiro della Nazionale Italiana!

Preciso che i primi due giorni di allenamento si sono svolti regolarmente nella struttura adatta: in una palestra specifica per il Taekwondo, con i materassini regolamentari, ben arieggiata, insomma, tutto in regola…


Evidentemente ciò era troppo per Pezzolla che, da persona intelligente quale egli è, decide di portare i 31 ragazzi ad allenarsi da un’altra parte.

Dove?
Ma sul campo di calcetto della Roma Calcio a 5! (sito sempre all’interno della struttura dell’Acqua Acetosa)

In una struttura non adatta agli allenamenti di Taekwondo, al coperto, posto molto umido, pavimento in cemento-ghisa (tipico dei campi di calcetto) coperto da un sottile strato di quella che sembra essere plastica, suolo quindi molto scivoloso, il buon Pezzolla dice ai ragazzi di incomiciare ad allenarsi e partono così dagli schemi di combattimento (in gergo: “step-Kyorughi”).

Ovviamente, dato il suolo particolare, pensa bene di far allenare i ragazzi con le scarpe da ginnastica… e incomiciano i primi incidenti… 

Gdurante il primo giorno un ragazzo è stato mandato a casa perchè si è strappato malamente un adduttore… durante questo allenamento una ragazza si distrugge i legamenti crociati del ginocchio a causa dell’eccessivo attrito con il pavimento dovuto all’uso delle scarpe da ginnastica… poi è toccato a Gianluca…

Un’altra dovuta precisazione: gli atleti indossavano tutti le protezioni tipiche per il taekwondo, tutte tranne la più importante: il caschetto.

Se la prassi in uso fra noi atleti di tkd è spesso quella di non indossare il caschetto durante gli allenamenti perchè ci da fastidio, OBBLIGO e DOVERE dell’allenatore è di farcelo comunque indossare, sia per la nostra tutela sia perché è lui che ne risponde (personalmente e penalmente) in caso di incidenti eventuali che potrebbero capitare a chi si allena sotto la sua direzione.

La prima responsabilità di un allenatore è quella di tutelare gli atleti, e dunque quella di accertarsi che TUTTE le protezioni siano indossate, dalla testa ai piedi… soprattutto se la sua fantasia gli ha suggerito di far allenare i ragazzi su una superficie non consona, non adeguata, assolutamente vietata (dalla comune intelligenza ed eperienza) per allenamenti di Arti Marziali.

Detto ciò, arrivo all'incidente accorso a Gianlucacome tutti gli altri anche lui era sprovvisto di caschetto, e così male equipaggiato cade durante uno scambio (molto probabilmente a causa del suolo reso scivoloso dall’umidità e anche per l'artrito causato dall'uso delle scarpe da ginnastica) sbattendo violentemente la testa, in particolare il lato sx appena sopra l’orecchio. Stordito si rialza, ma dopo pochi secondi, vomita, perde i sensi e sviene. Il tutto sotto gli occhi del suo compagno di allenamento, del buon allenatore Pezzolla, e degli altri compagni, tra quali due ragazze che, alla vista di quello che stava accadendo, si sentono male a loro volta.

Non c’era un medico, un massaggiatore, qualcuno che potesse soccorrere Gianluca in questi primi istanti, perchè tutto lo staff era partito con la nazionale olimpica per gli allenamenti in Corea, in vista di Atene…
C’era solo il buon Pezzolla, che fungeva da  supervisore, da allenatore, da preparatore fisico, atletico, massaggiatore e medico!

Viene quindi chiamata l’ambulanza, e i paramedici al loro arrivo trovano Gianluca in coma (ci resterà per più di due ore).


Gianluca viene trasportato al pronto soccorso dell’Ospedale “Gemelli” di Roma. Qui viene sottoposto alla prime cure ed esami che danno l’esito più sconcertante: frattura della scatola cranica, rottura di due vene all’interno con
conseguente fuoriuscita di sangue e formazione di un vasto ematoma a sx (…) e di un altro più piccolo a dx.

I medici si rendono conto della estrema gravità della situazione e dispongono il trasferimento immediato di Gianluca al policlinico “Umberto I”, sempre a Roma. Qui Gianluca verrà operato d’urgenza.

Fortunatamente il secondo ematoma, quello dx, dovuto al contraccolpo durante la caduta, ha incominciato a riassorbirsi da solo…

Iddio ha voluto che Gianluca si risvegliasse dopo qualche ora dall’operazione, senza sapere quello che gli era successo… Hanno dovuto spiegarglielo i medici, perchè lui ovviamente non ricordava nulla di quanto era accaduto…

Gianluca è stato dimesso dopo qualche giorno e adesso è a casa, qui a Torre del Greco, ma con i genitori sta facendo la spola fra Torre del Greco, Napoli e Roma, fra Ospedali e medici per sottoporsi alle visite del caso… 


Quando ho incontrato Gianluca, per la prima volta dopo l’incidente, l’ho visto segnato nel fisico e nell’animo… ma ancora vivo, e questo è quello che più importa a tutti noi…
Ma ora mi chiedo:
Come è potuto accadere tutto questo? Perchè? Di chi è la colpa? Chi è il responsabile?

Dopo quanto è accaduto la famiglia di Gianluca non ha ricevuto una telefonata dalla Federazione!
Non una sola telefonata per un atleta della nazionale che ha rischiato la vita per la negligenza e l’imperizia dell’allenatore che la Federazione ha messo lì per praparare i suoi atleti!
Una persona che nel tra il 1997 e il 1998 ha scontato 10 mesi di squalifica per doping internazionale.


Un allenatore, che avendo a disposizione una struttura adatta agli allenamenti di Taekwondo, messa a disposizione proprio per la Federazione Nazionale presso il complesso dell’Acqua Acetosa, decide di portare gli aspiranti nazionali ad allenarsi su un campo di calcetto, con il pavimento in cemento-ghisa!


Un allenatore che dispone, in un luogo assolutamente non adatto, un allenamento che prevede lo studio di scambi di tecniche di combattimento, quindi quasi un combattimento vero e proprio!


Un allenatore che impone ai suoi atleti di indossare delle scarpe da ginnastica
durante questo tipo di allenamento (e via con gli strappi muscolari e le lacerazioni dei legamenti delle ginocchia)!


Un allenatore che NON impone ai suoi atleti di indossare TUTTE le protezioni... In primis il caschetto!!! (forse perchè crede che la testa di un essere umano sia più dura del cemento?!?)


Ditemi Voi? Che cosa dobbiamo pensare?


I ragazzi che si sono fatti male prima di Gianluca NON hanno ricevuto una visita medica! Nenche una!
Si sono fatti male e li hanno rispediti a casa!
Non un medico si è accertato delle loro condizioni fisiche. Se ne sono tornati a casa e hanno dovuto provvedere di tasca loro, per un servizio che loro rendevano alla Federazione.

Ve la immaginate Voi una cosa del genere nella Nazionale di calcio, di basket, di pallanuoto??

Ebbene, il livello è quello: la Nazionale di Taekwondo vale tanto quanto quella di calcio, o quella di basket, o quella di nuoto… ma non penso che lì succedano queste cose!!

Cosa pensare di tutto ciò? Di una Federazione che non tutela in modo appropriato coloro che devono rappresentare i colori del nostro paese all’estrero? 


Per fortuna Gianluca è ancora qui fra noi, e questo è quello che più conta. Ma la cosa, posso assicurarlo ai quei signori, non finirà qui.
Contatti già sono stati presi con quotidiani locali e nazionali, nonchè con emittenti televisive della nostra zona… ho pensato che anche il nostro bel ng, frequentato da tante brave persone appassionate delle Arti Marziali, dovesse venire a conoscenza di quanto è accaduto.


Ho aspettato un pò prima di postare questa lettera-aperta/denuncia-pubblica, soprattutto per capire come erano andate veramente le cose. Spero che Voi capiate il mio stato d’animo e che diffondiate questo post in ogni modo possibile, anche su altri ng, forum e siti di Arti Marziali.

Che si sappia come realmente la FITA tutela i propri atleti!

Vi ringrazio di cuore e confido nella Vostra collaborazione.
Vi terrò comunque aggiornati circa i futuri sviluppi…

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