martedì 4 novembre 2014

ISIS alla conquista di Roma



ISIS: parte il piano per conquistare Roma con l’aiuto della Turchia

Se credevate che quando l'ISIS disse di voler arrivare a Roma fosse solo un "modo di dire" provate a guardare a cosa sta succedendo in Medio Oriente.



Quando lo Stato Islamico, ISIS, disse che il suo obbiettivo era quello di conquistare Roma non lo disse tanto per dire, non era una frase ad effetto. Roma è veramente l’obbiettivo dei terroristi islamici e a confermarlo è il comunicato diffuso ieri da Ansar Bayt al-Maqdis, il gruppo terrorista islamico più attivo e pericoloso nel Sinai.

Ansar Bayt al-Maqdis ha annunciato ieri la sua alleanza con lo Stato Islamico e la sottomissione al Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. «Dal Sinai arriveremo a Gerusalemme e da Gerusalemme spiccheremo il salto verso Roma» hanno detto i terroristi islamici con un comunicato.

L’alleanza tra ISIS e Ansar Bayt al-Maqdis era una cosa nota ma non ufficiale in quanto il gruppo terrorista che opera nel Sinai era affiliato ad Al Qaeda. Ora questa alleanza viene certificata ufficialmente anche nella comunione degli obbiettivi.

Il piano
Il piano è quello di muoversi su due specifiche direzioni, quella verso la Libia che passa per l’Egitto e quella verso Israele che passa per la Giordania.
In questo momento i due principali ostacoli all’avanzata del ISIS verso il Mediterraneo sono proprio Egitto e Israele. Quindi ieri i vertici di Ansar Bayt al-Maqdis hanno diffuso l’ordine di attaccare i posti di blocco e le caserme egiziane non solo nel Sinai ma anche nel resto dell’Egitto.
Il primo obbiettivo è quello di unirsi agli estremisti libici di Misurata che hanno già annunciato la creazione di un califfato e che controllano ampie zone del Paese. Dalla Libia sarà facilissimo proiettarsi verso l’Europa.
La seconda direttrice è quella che passa per la Giordania e di qui in Israele.
Lo Stato Ebraico è l’unico vero ostacolo che hanno gli estremisti islamici verso la conquista dell’Europa.
Con la chiamata alla “conquista di Gerusalemme” si cerca di scatenare la massa di simpatizzati dell’ISIS palestinesi e di attaccare Israele dal suo interno. Per loro è di fondamentale importanza attaccare Israele dall’interno attraverso una rivolta palestinese che coincida con una ripresa delle ostilità da Gaza.

Il ruolo della Turchia e l’alleanza araba

Ed è proprio Gaza il punto. L’Egitto non ha isolato la Striscia di Gaza per un vezzo ma perché l’intelligence egiziana è convinta che Hamas collabori attivamente con Ansar Bayt al-Maqdis e quindi con l’ISIS.
Oggi Israele, cedendo alle fortissime pressioni internazionali, ha deciso la riapertura dei suoi due valichi verso Gaza, una decisione che ha fatto infuriare il Presidente egiziano Al-Sisi che ha accusato la Turchia di fare fortissime pressioni sugli USA e sulla Unione Europea che a loro volta riversano tali pressioni su Israele.
E anche sulla Turchia e sul suo appoggio agli estremisti islamici ci sarebbe parecchio da discutere, cosa che faremo approfonditamente nei prossimi giorni. In ogni caso l’appoggio turco al ISIS e ai gruppi estremisti come Hamas e Ansar Bayt al-Maqdis ha spinto l’Egitto a stringere una alleanza strategica con i Paesi del Golfo e in particolare con l’Arabia Saudita, il Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti. L’alleanza non dovrebbe solo controbilanciare i rapporti di forza con l’Iran ma combattere anche lo Stato Islamico e i suoi alleati regionali, Turchia e Qatar.
Fonti non confermate sostengono che i primi due teatri dove l’alleanza araba dovrebbe entrare in azione sono proprio il Sinai e la Libia, cioè proprio le due principali direttive dell’ISIS nella sua marcia verso l’Europa. 

Immobilità europea

L’Europa rimane purtroppo il punto debole sul quale punta l’ISIS (e con esso la Turchia) per scardinare la diga che potrebbe arginare la sua avanzata verso il Mediterraneo.
L’accondiscendenza europea verso la Turchia sta raggiungendo livelli a dir poco vergognosi ed Erdogan ne approfitta a piene mani.
Non solo chiude gli occhi sulle armi e sugli uomini che attraverso la Turchia arrivano allo Stato Islamico ma lo finanzia indirettamente comprando il petrolio estratto dai pozzi in mano all’ISIS.
Che dire poi della Libia? L’Europa sta semplicemente alla finestra, passiva di fronte alla avanzata del califfato. 

Conclusioni 

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